Due chilometri in fiamme sul Vesuvio la scorsa settimana e centinaia di roghi in tutto il territorio della Campania, questo è il triste bilancio di luglio, che ha già visto bruciare oltre 150 ettari boschivi.
Fuochi dolosi, appiccati da sciagurati, che mettono a rischio la sicurezza delle persone, deturpano la bellezza del nostro territorio e ne danneggiano gravemente l’economia.
Ogni ettaro di bosco distrutto dal fuoco, oltre alle ferite ambientali e paesaggistiche, comporta un aggravio in termini di costi diretti e indiretti a carico della collettività stimabile in circa 20mila euro, cifra che include, oltre i costi delle opere di spegnimento e di rinverdimento dell’area, anche lo smaltimento dei residui legnosi bruciati e il valore del materiale legnoso perduto nell’incendio.
Purtroppo dopo questi disastri, la preoccupazione più grande è rivolta all’autunno, alle prime violente piogge: le montagne, senza la rete di protezione delle radici e interamente ricoperta da cenere e resti d’incendio, diventa fragile e pericolosa, un acquazzone intenso potrebbe trasformare il terreno in fango e poi il fango in frana.
L’erosione del suolo risulta tanto più pronunciata quanto maggiore è l’intensità dell’incendio, la pendenza del suolo e più abbondanti le precipitazioni. L’acqua che giunge al suolo e che non viene più trattenuta dallo strato vegetale diventa acqua di scorrimento superficiale che trascina con sè particelle di terreno.
Per prevenire il dissesto idrogeologico è essenziale, dunque, il monitoraggio delle superfici montane e collinari percorse dal fuoco con lo scopo primario di individuare e perimetrare tali aree a rischio. In seconda fase sarà necessario valutare i livelli di danno e predisporre le migliori misure di sicurezza per le aree interessate, ed effettuare interventi come la messa in sicurezza e il consolidamento dei costoni rocciosi nelle aree in cui vengono rilevate parti o frammenti che soggetti al rischio di distacco e di caduta.